Forte preoccupazione per gli impatti sulla vita umana della proposta di riforma di Salvini da parte di trenta associazioni internazionali, tra cui il Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti e la Federazione Europea delle Scuole Guida

Roma, 12 marzo 2024 – Sono storie di dolore e lutto personale che diventano impegno collettivo quelle dei familiari di vittime sulla strada che rivolgono un accorato appello alla presidente Giorgia Meloni per fermare l’approvazione della proposta di Codice della Strada voluta dal Ministro Salvini, che viene discussa e votata in queste ore alla Camera dei Deputati, e per riscrivere insieme gli articoli che ora vanno in direzione contraria di una maggiore sicurezza stradale per tutti gli utenti della strada.

La richiesta è contenuta in un video inviato oggi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in cui Marco Scarponi, fratello di Michele Scarponi, investito e ucciso da una persona alla guida di un camion nell’aprile del 2017 a Filottrano (AN), Angela Bedoni, mamma di Lucia Pozzi, investita e uccisa da una persona alla guida di un suv la notte di Natale del 2004 a Melegnano (MI), Emanuela Bottardi, figlia di Anna Milanesi, uccisa nel 2008 in provincia di Cremona a causa di una collisione stradale dove una persona alla guida di un suv ha centrato la sua automobile sorpassando in divieto prima di un incrocio. Tutte queste storie di tragedie personali, che sono oltre 3.000 all’anno in Italia, hanno un elemento in comune: con una minore velocità dei mezzi a motore molte persone non sarebbero morte, eppure il nuovo codice peggiora notevolmente le condizioni di sicurezza stradale, rendendo più difficili i controlli, aprendo la strada all’innalzamento dei limiti di velocità, limitando pedonalità e ciclabilità. Nel nuovo codice sono presenti solo pochissime norme migliorative, come l’alcool lock e l’inasprimento delle pene per guida sotto effetto di stupefacenti, due fattispecie che non contano neanche per il 5% del totale delle collisioni stradali).

Il video fa seguito all’appello (https://bit.ly/appellofamiliari) che tutte le 16 associazioni italiane di familiari di vittime sulla strada avevano diffuso appena un mese fa, dove – scrivevano – “ci raccomandiamo che i provvedimenti in discussione, come la riforma del codice della strada e il decreto ministeriale sugli autovelox, non depotenzino ma anzi rafforzino le possibilità di riduzione della velocità, i controlli elettronici sulla velocità e la distrazione, le zone a traffico limitato, i mezzi e gli interventi in favore della mobilità sostenibile”. Appello che – però – non è ancora stato ascoltato dal Governo né tanto meno dal Parlamento.

“Ci siamo voluti rivolgere direttamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quale massima rappresentante del Governo Italiano, perché avverta direttamente il rischio e la responsabilità della proposta di legge che il Parlamento sembra intenzionato a votare e perché intervenga direttamente. Chiediamo che la Presidente Meloni apra un tavolo di confronto tecnico dove – a partire dalle nostre storie – ci sia un unico criterio che guidi la riscrittura del Codice: la tutela della vita umana, l’unica cosa che ci guida nell’azione”  dichiarano Stefano Guarneri (Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus),  Filippo Randi (Federazione Europea delle Vittime della Strada (https://fevr.org/) e Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada APS e Marco Scarponi (segretario generale della Fondazione Michele Scarponi). “Non solo il nuovo codice della strada – continuano Guarnieri, Randi e Scarponi – ma anche lo schema di Decreto Autovelox sembrano comporre un quadro dove l’interesse del Ministero dei Trasporti va in direzione contraria alla tutela della vita sulla strada e alla protezione degli utenti fragiliil tempo per intervenire c’è ancora, se la Presidente Meloni intende salvare vite umane”.

La FEVR – oltre ad aver inviato il video e una richiesta di incontro a Meloni – nei giorni scorsi ha anche chiesto un incontro al Prefetto di MIlano, una città particolarmente colpita dal dramma della violenza stradale, esprimendo preoccupazione per i possibili impatti della riforma nei contesti urbani (dove avvengono il 73% delle collisioni stradali in Italia).

Nelle lettere inviate si legge:

Abbiamo avuto modo di analizzare i tratti distintivi della riforma proposta (ddl 1435) e non possiamo che rilanciare a nostra volta un’enorme preoccupazione per le conseguenze che il nuovo quadro normativo potrebbe portare sul tema della sicurezza stradale.

La storia delle nostre associazioni è scritta da persone che hanno vissuto enormi sofferenze e che hanno deciso di trasformare il proprio dolore in un impegno sociale. 

La riduzione della velocità è e dovrebbe essere l’elemento centrale dei piani sulla cosiddetta “visione zero”, dove quello zero indica il numero di vittime in sinistri stradali, che è uno dei pilastri delle politiche di mobilità dell’Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel proprio Piano Globale della Sicurezza stradale chiama le nazioni, anzitutto, alla riduzione dei decessi del 50% entro il 2030 e all’adozione di quello che viene definito “sistema sicuro” (safe system approach). Il nostro PNSS, Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, ha recepito pienamente le istanze della OMS, per contro occorre ricordare che l’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa quanto a indice di mortalità (52 decessi per milione di abitanti) vale a dire al 23° posto, dietro ad ogni altro paese avanzato europeo. 

Sulla base di queste premesse, le modifiche al codice della strada in discussione segnano una netta inversione di tendenza, ancora più preoccupante se collocata nel sottobosco culturale che trasforma i criminali di fleximan in eroi, perché di fatto (se analizziamo la riforma nel suo complesso) depotenziano ogni politica sulla riduzione della velocità in ambito urbano, contesto nel quale avviene ben il 73% di sinistri in Italia, sulla creazione di aree e isole a prevalenza pedonale, sul ribaltamento delle priorità quando si guida in città. Gli automezzi tornano, prepotentemente, ad essere i padroni delle strade. Le modifiche proposte, inoltre, tolgono autonomia decisionale alle amministrazioni locali, i soggetti che meglio conoscono la situazione e le soluzioni per ogni strada dei territori. Il tema della velocità e dell’autonomia non sono gli unici elementi di preoccupazione: la pedonalità e la ciclabilità sono fortemente penalizzate nella proposta di riforma, come se si volesse proteggere gli utenti vulnerabili della strada rendendo sempre più difficile per loro accedere appunto alle strade delle città. Questo è un altro aspetto in controtendenza rispetto alle misure adottate dalle città europee”.


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